sabato 27 settembre 2008

SEITAN FARCITO SOTT'OLIO

Dunque vi devo informare sul secondo "salsicciotto" creato nel tentativo di fare il "salame" vegetale:
  • ho lasciato una giornata in frigo nel suo liquido di cottura il salamotto, lottando con le unghie e coi denti per salvarlo dalle grinfie di Puccione, che comunque è riuscito a sbafarsi qualche pezzo;
  • l'ho tagliato a fette e l'ho grigliato;
  • poi ho fatto bollire per pochi minuti alcuni pomodori secchi nel liquido di cottura del seitan e li ho grigliati leggermente per asciugarli;
  • ho messo tutto sott'olio con alloro, aglio, chiodi di garofano, pepe in grani, un po' di noce moscata.
Ora è a riposare in frigo, per insaporirsi, ma non so quanto tempo potrò resistere. Soprattutto non so quanto tempo ancora potrò proteggere il vasetto da Puccione!

venerdì 26 settembre 2008

ARROSTO VEGETALE

Come promesso ecco i primi esiti dell'ardito esperimento culinario del salame vegetale.
Per prima cosa ho cotto il salamotto più gonfio come arrosto. L'ho fatto andare in padella con soffritto, alloro, rosmarino e vino bianco, fino a fare una bella crosticina.
Poi l'ho tagliato a fette ed ho visto, come temevo, che nell'infilare il salsicciotto nella rete tutto il ripieno si è concentrato in mezzo, mentre io l'avevo disposto in modo da fare un ripieno sparso tipo il bianco del salame.
Comunque come ripieno dell'arrosto va benissimo! Direi che è venuto proprio bene: quello che compravo pronto non è mica così succulento!
L'altro salsicciotto pensavo di affettarlo, ma se dentro il ripieno è così non va bene. Se voglio fare il "salame" devo spargere bene il condimento nella pasta. Proverò la prossima volta.
Questo allora magari lo cucino così: lo taglio a fettone e lo metto sott'olio.
Vi faccio sapere.

giovedì 25 settembre 2008

PER LA SERIE "PERIPEZIE CULINARIE": SALAME e ARROSTO VEGETALE

Dal giorno in cui ho visto nei negozi bio le versioni vegane del salame e dell'arrosto ho desiderato ardentemente di trovare la rete elastica per tentare di prepararli, ma fino a pochi giorni fa non l'avevo mai vista da nessuna parte. Ebbene l'ho trovata alla Metro e mi sono messa dunque a fare esperimenti.
Ho fatto la pasta con il seitan istantaneo, ho condito con salsa di pomodoro "chili" (può andare anche il concentrato di pomodoro) due buste di glutine, in modo diverso: con una ho prima fatto la pasta, poi l'ho lavorata con il pomodoro e non è penetrato molto; con l'altra ho messo il pomodoro insieme all'acqua e si è ben impastato.
Poi ho steso la pasta e ci ho messo sopra:
  • sale e pepe in grani;
  • carota tagliata a julienne;
  • tofu a listerelle (per fare il bianco del salame);
  • erba cipollina;
  • aglio liofilizzato;
  • noce moscata;
  • peperone piccante a tocchettini.
Ho arrotolato per fare due salsicciotti, e poi mi sono messa follemente a infilarli A MANO nella rete elastica. Ho fatto una fatica boia e ci ho messo un sacco, anche perché ero da sola. Comunque sono venuti meglio di quanto ci si potrebbe aspettare: certo uno è venuto troppo cicciotto, e nel bollire in pentola si è deformato, trasbordando dai buchi della rete, senza comunque rompersi;
ma l'altro l'ho fatto un po' meno "pieno" e la rete l'ha trattenuto di più.
E' però stata una pazzia e non vi consiglio di tentare la stessa impresa (forse è meglio avvolgerlo nel panno come di consueto). La prossima volta proverò ad usare una specie di insaccatore che ho in casa per tenere larga la rete e infilare il seitan (mi è venuto in mente solo a lavoro finito), o altri metodi malati che sto meditando.

Penso di usare quello cicciotto come arrosto, passandolo in padella con soffritto e vino, mentre per l'altro ho in mente l'affettatura, come salame vegetale.
Per ora sono a riposare nel loro liquido... e muoio dalla curiosità di assaggiarli!
A presto il seguito.

SONDAGGIO FALLITO

Il sondaggio sulla vostra alimentazione si chiude con soli 12 voti, compreso il mio e di Puccione.
Purtroppo il gadget permetteva di far durare il sondaggio solo una settimana, e questo blog non ha (solo per ora, spero) un gran numero di visitatori.
Comunque i risultati qualcosa mi dicono: la maggior parte dei visitatori sono vegetariani (6 vegetariani + 2 lattovegetariani), in minoranza vegani (2 voti) e onnivori (1 onnivoro e 1 onnivoro tendente vegetariano).
Continueremo dunque a proporvi ricette vegetariane, corredate dalle varianti vegane, che possono essere gradite anche agli onnivori, così non scontentiamo nessuno!

mercoledì 24 settembre 2008

ANCORA SUI METODI NATURALI

L'ultimo post era un po' tecnico e spero di non avervi annoiato troppo.
Mi auguro poi di non aver disgustato troppi lettori giunti sul blog per cercare la ricetta dei sofficini e finiti a leggere di muco cervicale e ciclo femminile!!!

Appena ho accesso ad uno scanner vi posto qualche tabellina di esempio e altri schemini dai libri che ho consultato, così il discorso diventa un po' più chiaro...
Credo che i metodi naturali possano essere utili a tutte, magari da affiancare ad altri sistemi, per avere uno strumento in più, che non guasta mai, e per conoscere il nostro corpo e viverlo con consapevolezza.

Debbo dire che inizialmente ero un po' scettica, perché pensavo che i metodi naturali si riducessero al conto dei giorni di Ogino, che, come tutti sanno, vale solo per le donne regolari come un orologio, cioè decisamente non per me...
Poi un'amica me ne ha parlato molto bene, spiegandomi che c'erano metodi, come il sintotermico, che potevano essere utilizzati anche dalle donne con cicli molto irregolari. Mi ha indirizzato al C.A.Me.N (Centro Ambrosiano Metodi Naturali, Via S. Cristoforo 3/5 - Milano - tel. 0248953740), che organizza corsi per le coppie. Come la maggior parte degli enti che si occupano in Italia dell'argomento è di ispirazione cristiana, ma ovviamente accessibile a tutte, e tutte le donne che ho conosciuto che usavano i metodi naturali hanno frequentato le loro lezioni (nessuna però sapeva della cervice, su cui forse non insistono).
Anche quando mi sono rivolta ad un consultorio pubblico mi hanno indirizzata a quello diocesano, perché i centri cristiani sono in Italia i punti di riferimento con più esperienza, anche se ci sono ovviamente anche medici "laici" esperti nel campo.

Io però non amo seguire corsi, che poi vengono fatti solo in certi periodi dell'anno, quindi ho cercato in rete l'elenco degli insegnanti di metodi naturali qualificati. Ci sono sia ginecologi che donne comuni "esperte" e qualificate. Io consiglio una di queste ultime, perché credo che chi usa questi metodi sia più adatto ad insegnarli rispetto ad un medico che ne conosce la teoria ma potrebbe avere poca esperienza della pratica. Poi ho l'impressione che alcuni medici tendano a proporre varianti molto restrittive del metodo, "sicurissime", per carità, ma che esigono tempi di astinenza decisamente troppo lunghi, quando ci sono versioni meno restrittive che garantiscono una sicurezza comunque paragonabile a quella dei contraccettivi meccanici, fino quasi a quella della pillola (non parlo di tutti, ovvio; io per esempio mi sono trovata molto bene, in questo senso, con il mio medico di famiglia) . Penso che ogni donna si debba sentire libera di "adattare" questi metodi alla propria esperienza e alle proprie esigenze, secondo il grado di sicurezza di cui necessita.
Io ho scelto una ginecologa e non mi sono trovata molto bene: mi ha messo davanti una tabella assurdamente complicata (credo che sia quella usata dal Camen), mi ha dato qualche sommaria informazione teorica, e mi ha chiesto di compilarla.
Ovviamente io non ci ho capito niente, non riuscivo a trovare 'sto benedetto muco, sbagliavo a misurare la temperatura, le "sensazioni" mi sembravano un po' tutte uguali, ecc.
Allora mi sono messa a cercare dei testi per studiare da autodidatta.

Ho dunque trovato il testo di Roetzer, che usa una tabellina più semplice e dà molti consigli pratici. Oltretutto ha anche un indice analitico per cercare all'occorrenza soluzioni a problemi specifici. Però non capivo ancora bene le differenze tra i tipi di muco.

Poi ho consultato anche altri testi:
  • La regolazione naturale della fertilità. Scienza, cultura, esperienza, di Michele Barbato, CODIT, un "tomone" decisamente tecnico, ma utile perché include foto dei diversi tipi di muco. Sono schifose, certo, ma finalmente guardandole mi sono chiarita le idee! Poi include tanti esempi di tabelline dei principali centri internazionali, con l'indicazione delle regole seguite da ciascuno per determinare il periodo fertile, presentando quindi i metodi più seguiti oltre il sintotermico del C. A. Me.N. e di Roetzer, e dà anche qualche consiglio per l'autosservazione del muco e l'autoesame della cervice. Io l'ho trovato utile, però se non avete l'animo delle autodidatte e vi spaventano i saggi tecnici non ve lo consiglio;
  • Educazione ai metodi naturali. Guida per coppie con audiovisivo, di Ferdinando Colombo e Roberto Carugno, a cura del Cisf, un libretto molto semplice e chiaro, pratico, anche questo con una tabellina facile da compilare. Nella seconda parte tratta delle motivazioni cristiane dell'utilizzo del metodo, mentre nella prima parte si occupa, in maniera veramente semplice ma scientificamente precisa (gli autori sono due medici) del metodo sintotermico, anche qui con utili foto dei diversi tipi di muco, ed esempi pratici di cicli ideali e anomali. Purtroppo però non approfondisce l'autoesame della cervice, metodo, come già detto, poco "accettabile" per la mentalità comune italiana, che tende a vedere con sospetto una tale familiarità con il proprio corpo. Dato che le donne spesso manifestano un rifiuto per questo metodo, esso viene trascurato nelle opere più divulgative. Non credo che venga evitato per "bigottismo", in quanto la cervice compare nelle tabelline del Camen e i testi divulgativi di ispirazione cristiana ne accennano qualcosa, piuttosto penso che si tratti di volontà di non offendere la sensibilità delle donne e di non forzarle ad un metodo che può risultare sgradito. Sull'audiovisivo incluso non so nulla perché non l'ho visto. Comunque consiglio sicuramente il testo alle donne che cercano un manualetto sintetico, con figure e schemini esplicativi.
Mi sono dunque "studiata" per bene i testi e in pochissimo tempo, grazie all'esame della cervice che mi permetteva sempre di trovare il muco e confermava i dati della temperatura, sono diventata una vera "esperta", tanto da prevedere sempre il rialzo della temperatura, inizio e fine del periodo fertile, durata del ciclo, che pure è irregolarissimo. Mi sono confrontata con il mio medico di famiglia che mi ha confermato l'esattezza delle osservazioni, la validità scientifica del metodo e la sua sicurezza.

Allora in un prossimo post concludo l'argomento con qualche esempio pratico, e poi non preoccupatevi che torniamo ad argomenti più adatti all'ora di pranzo!

(Vedi gli altri post sui metodi naturali).

martedì 23 settembre 2008

LA REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITA' di Josef Roetzer

Premetto che la pratica della regolazione naturale della fertilità non è indicata solo a chi ha una fede religiosa o una particolare propensione naturalista-ecologista, ma è un'utile esperienza preliminare per tutte le donne che si accingono a vivere la sessualità in maniera consapevole e intendono aderire ad uno stile di vita che porti loro armonia.
Al contrario degli anticoncezionali si può utilizzare non solo per evitare una gravidanza ma anche per cercarla. Inoltre non ha effetti collaterali, non dà allergie, non inquina, non fa ingrassare, ecc.

Vi ho già detto che sono una decisa sostenitrice dei metodi naturali, e vorrei consigliarvi qualche lettura in merito. In particolare ho trovato "La regolazione naturale della fertilità" del dottor Roetzer un manuale completo, semplice e pratico sul tema:

Dr. Josef Roetzer La regolazione naturale della fertilità. Il metodo sintotermico di Roetzer
a cura di S. Girotto e G.C. Stefanella
1995, Edizioni Libreria Cortina, Verona.

L'autore è uno dei massimi esperti mondiali di metodi naturali, e si è occupato per più di 40 anni esclusivamente di consulenza e ricerca sull'argomento, elaborando, anche grazie all'esperienza delle sue numerose pazienti, un metodo che può offrire, se ben applicato, una sicurezza paragonabile a quella dei contraccettivi chimici e meccanici.

In sostanza questo manuale insegna a registrare il ciclo femminile e gli indici di fertilità su apposite tabelle, per indentificare con certezza i giorni fertili e i giorni infecondi, in modo da scegliere con consapevolezza il concepimento o evitarlo in modo sicuro, anche nel caso di cicli molto irregolari. Il metodo è sintotermico, cioè si basa sull'osservazione di alcuni segni di fertilità (modificazioni nel muco cervicale, aspetto della cervice, sensazione di umido o asciutto) e sulla misurazione della temperatura interna.
Il testo presenta numerosi esempi di tabelle compilate dalle pazienti del dottor Roetzer, per illustrare passo passo come registrare le osservazioni anche in casi particolari come cicli irregolari, perdite, allattamento, premenopausa, sospensione della pillola, lavoro notturno, malattia, ecc.

Si comincia a registrare il ciclo con l'inizio delle mestruazioni, cioè il primo giorno del ciclo è il primo giorno di mestruazioni e si comincia a compilare una nuova tabellina.

Concluse le perdite si misura la temperatura interna la mattina prima di alzarsi e si attendono i segni di fertilità.
Infatti nella prima fase non fertile si avvertono delle sensazioni di "asciutto", in seguito si può osservare il muco cervicale, prodotto cioè dal collo dell'utero, all'inizio poco e biancastro/opaco/grumoso (muco di "bassa qualità"), poi in maggiore quantità e trasparente/filante/fluido (muco di "alta qualità"), a volte con presenza di sangue. La cervice si alza, si apre e diventa più morbida. Il muco del primo tipo è per molte donne segno di non fertilità, il secondo di fertilità, ma la cosa può variare leggermente da donna a donna, e si impara con l'esperienza.

Verso la fine del periodo di muco "a chiara d'uovo" (il testo utilizza i termini inventati dalle pazienti del dottor Roetzer per registrare sensazioni e sintomi) la temperatura al risveglio comincia a salire, e si mantiene alta fino alla fine del ciclo, per circa 14 giorni. Il muco torna biancastro o sparisce e la cervice ritorna chiusa e dura.

Il periodo da considerarsi fertile inizia con le ultime 6 temperature basse e si conclude al pomeriggio del terzo giorno di temperatura alta, e quindi dura in pratica sugli 8 giorni (già la sera del nono si può considerare non fertile).
Sembra complicato ma è più facile da fare che da spiegare.

Il punto forte del libro sono a mio parere i consigli, basati sull'esperienza diretta di donne esperte, per semplificare il metodo, arrivando a registrare la temperatura per pochi giorni per ciclo, fino anche a fare del tutto a meno della misurazione della temperatura, con risultati altrettando validi.
Infatti il dottor Roetzer spiega come le sue pazienti abbiano imparato ad individuare il periodo fertile esclusivamente con l'autoesame del collo dell'utero: la donna ogni giorno raggiunge con due dita la cervice, una protuberanza emisferica che è l'orifizio esterno dell'utero, la preme leggermente tra le dita, estrae ed osserva il muco. Il periodo fertile inizia con le prime modificazioni del muco, sempre più fluido e trasparente (bisogna individuare almeno 5/6 giorni di muco "fertile") e della consistenza/posizione della cervice (alta, morbida e aperta), e finisce il terzo giorno di cervice chiusa e dura.

Questo metodo è molto più semplice da imparare, e adatto anche alle donne che si trovano male a misurare tutti i giorni la temperatura, o faticano a distinguere "sensazioni" di umido o asciutto, o non trovano il muco all'esterno della vagina, o comunque non per abbastanza giorni. Ha lo svantaggio di essere poco adatto a donne che non hanno troppa confidenza con il proprio corpo, per cui per esempio se non siete mai riuscite a mettere un tampax certo questo metodo non fa proprio per voi... :-)
Da alcune persone, soprattutto uomini, è addirittura visto come una pratica "sconveniente", e vista con diffidenza. Per questi motivi in Italia questo sistema non è molto conosciuto ed insegnato, malgrado la sua praticità e sicurezza.

Mi ha colpito leggere che l'autoesame del collo dell'utero è conosciuto e praticato in molti paesi del terzo mondo, come un segreto custodito gelosamente fra donne e tramandato di madre in figlia, come rivelato a Roetzer da una suora infermiera di colore dell'africa Orientale.
Il dottor Roetzer fa espressamente presente che questo esame è stato scoperto dalle donne stesse e da loro divulgato con grande entusiasmo, e che quando le sue pazienti gliene parlarono per la prima volta all'inizio non riusciva a credere che fossero possibili osservazioni del genere. Solo anni dopo è venuto a conoscenza degli studi scientifici sull'argomento.

E' una sorta di "test biologico incorporato", che può essere letto in qualsiasi momento, ad esempio anche poco prima di un rapporto per verificare la fecondità.
Le donne che ne fanno uso sono entusiaste delle possibilità offerte da questo esame, perché permette una più sicura circoscrizione dei giorni fecondi. Una donna esperta, dopo una vacanza, ha scritto tra le sue annotazioni una frase che mi sento di sottoscrivere: "Andata in ferie, cambiato clima, dimenticate tabelle e termometro, grazie a Dio ho con me la cervice".

Nei prossimi post qualche tabellina di esempio e altre indicazioni per chi volesse apprendere il metodo sintotermico.

Biocarburanti sostenibili (?)

Continua la discussione sui biocombustibili in sede europea:
 
Da tempo ormai l'Unione Europea cerca di trovare una posizione ufficiale e condivisa su un tema tuttaltro che semplice: "i biocombustibili sono sostenibili?". 
Poiché nulla è sostenibile o insostenibile a priori, l'obiettivo è capire quali tipologie di biocombustibili possano essere sostenibili, quali siano i metodi sostenibili per la loro produzione, e ancora, quanto e come debbano essere incentivati.
 
Un po' di chiarezza: i biocombustibili sono di vari tipi, si va dalla legna agli olii vegetali, con impieghi che vanno dell'autotrazione alla generazione elettrica. Il problema è come questa biomassa viene ricavata.
Un esempio: la legna è un combustibile rinnovabile, si taglia un bosco, si brucia la legna per ricavare energia e dopo un tot di anni quel bosco ricresce; con un sistema di taglio razionale questa è una risorsa perfettamente rinnovabile e sostenibile. Se invece si taglia più di quanto la natura possa rigenerare si crea un "indebitamento ambientale".
Riguardo gli olii, occorre comprendere quanta energia è necessaria per la loro coltivazione e raccolta rispetto all'energia ottenuta bruciandoli, oltre al necessario impiego di fertilizzanti, diserbanti e pesticidi. 
In entrambi i casi occorre poi tenere contro della distanza tra il luogo di produzione ed il luogo di utilizzo (che implica costi energetici per il trasporto).
 
Un esempio per tutti: qualche anno fa si è fatto un gran parlare di energia da "olio di palma". Si trattava di un biocombustibile ma, di fatto, per far spazio a tali piantagioni, venivano abbattute vaste aree di foresta ed inoltre, vista l'energia necessaria per il trasporto dal Sud Est Asiatico, il "bilancio energetico" non era molto vantaggioso. Alcuni hanno sostenuto che dopo tutto fosse meglio il petrolio.
 
Il dibattito è ancora aperto.
 

lunedì 22 settembre 2008

Bancarotta ambientale - da oggi siamo in debito

Da oggi, 23 settembre, abbiamo esaurito le risorse destinate a quest'anno e dobbiamo iniziare sottrarle da quelle destinate agli anni successivi.

Segnalo un articolo apparso su Repubblica.it dove è presentato uno studio sul consumo umano delle risorse globali. In questo studio la terra viene paragonata ad una sorta di azienda in cui il consumo eccessivo di risorse (ovvero un deficit tra risorse consumate e risorse generate) costringe al ricorso sempre maggiore all'"indebitamento" ambientale, finché la situazione diventa insostenibile.

http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/ambiente/risorse-esaurite/risorse-esaurite/risorse-esaurite.html

In parole povere la tesi dell'articolo è che la nostra società sta vivendo al di sopra delle proprie possibilità, comportando, nel medio e lungo periodo, un collasso non solo ambientale ma anche economico, che si ripercuoterà catastroficamente sulle generazioni prossime future.

SU "DESIDERIO" CON LATTE DI BUFALA E CAGLIO VEGETALE

Abbiamo provato per voi un formaggio senza caglio animale: Desiderio della Mauer, a pasta dura, fatto con latte di vacca, di bufala e caglio vegetale.
In rete sono nate diverse polemiche perché questo formaggio ha ottenuto il logo AVI, che certifica i prodotti realizzati, in ogni fase della produzione, senza sostanze che prevedano l'uccisione o il maltrattamento di animali. Il problema si inserisce nell'annosa questione che divide vegetariani e vegani, perché questi ultimi inseriscono il latte tout court proprio tra i prodotti che comportano, più o meno direttamente, il maltrattamento e l'uccisione di animali.
Non intendo aprire qui la polemica, che poi appunto si riduce al confronto tra la scelta vegetariana e vegana. Mi limito solamente ad osservare che l'AVI rappresenta non solo i vegani ma anche i vegetariani, e pertanto è normale che si interessi anche di prodotti contenenti latte e uova.
Per tornare al prodotto in questione, Desiderio è prodotto a Crema e per il momento è in vendita solo nei supermercati Metro, in attesa che anche Carrefour e GS lo inseriscano tra i loro articoli.
E' una specie di grana, a mio modesto parere più buono di quello della Soster, non molto stagionato, quindi da tavola più che da grattuggia. Il prezzo, nel taglio da 1/32 di forma (1 kg circa), è pressapoco quello del parmigiano.
Qui trovate un elenco di altri formaggi senza caglio animale in vendita al supermercato.

PRESERVATIVI "VEGANI"?

Sul blog di Pucione, da non confondersi con Puccione che scrive su questo blog (comincio a pensare che per i nostri gatti non abbiamo scelto dei nomi molto originali...), ho trovato un link ad un sito che vende preservativi cosiddetti "vegani", che si caratterizzano, se ho ben capito, per il fatto di essere prodotti in lattice naturale ed essere quindi biodegradabili.
Anche se non ne uso (sono una decisa sostenitrice dei metodi naturali), nel leggere così mi sono incuriosita: i preservativi normalmente in commercio sono biodegradabili? Ho dato un'occhiata qua e là in rete e...beh, vi do una cattiva notizia: sembra proprio di no. Quindi, cari focosi ecolettori, fate il conto di quanto avete inquinato :-) e correte a far scorta di prodotti più ecologici!

SUSHI DI PALMA

Per la gioia degli amanti delle alghe un altro antipasto, questo veramente facile e velocissimo.
Prendete dei cuori di palma e arrotolateli in un foglio di alghe per sushi tagliato a metà e inumidito con acqua. Fate asciugare un attimo, tagliate a fette cilindriche e servite.

giovedì 18 settembre 2008

SOFFICINI VEGETARIANI E VEGANI

Per chi voglia fare in casa i sofficini con ingredienti vegetariani bio e/o formaggi senza caglio animale (vedi lista), o addirittura cimentarsi in una loro variante vegana, ecco qui la ricetta:
  • realizzate delle piccole crèpes mescolando 2 uova, 100 g di farina, 250 ml di latte, un pizzico di sale (vedi sul blog di Vera le varianti veg, da fare un po' spesse se no si rompono nel fare il sofficino). Come alternativa velocissima, usate il pane per tramezzini (si trova sia al latte, sia vegetale, come il "tramezzone" Campi Dorati o quello Roberto; sceglietene uno abbastanza grande), un quadrato al posto di una crèpe; nelle foto vedete la variante veloce;
  • mettete al centro il condimento: formaggino tipo philadelphia, pomodoro, basilico, oppure un sostituto del formaggio con verdure a piacere (nella foto la crema di formaggio vegana); varianti: puré; riso e verdure; crema di tofu e pesto, ecc.
  • chiudete i soffocini sigillando bene (se non attacca provate con un po' di ripieno e poi con l'impanatura, facendola penetrare ai bordi);
  • passate in padella e servite.
Per i sofficini della foto ho usato il formaggino vegano ed è stata la prima volta che, tagliando, ho visto uscire la crema come nella pubblicità!


lunedì 15 settembre 2008

INVOLTINI DI ALGHE

Per vegetariani e vegani è importante consumare con regolarità le alghe, cibo ricco di nutrienti. Un piatto gustoso a base di alghe è il sushi vegetariano, fatto sostituendo il pesce con verdura varia. E' però necessaria una certa manualità, altrimenti si disperdono riso e verdure per tutta la cucina e si cade in depressione da inabilità culinaria (parlo per esperienza diretta...).
Per chi mancasse dunque di tali doti, ecco una ricetta veloce e alla portata di tutti:
  • bagnate un foglio di alghe per sushi (si trovano al supermercato, reparto etnico) con un pennello da cucina;
  • mettete al centro riso al vapore e verdure a piacere, come ad esempio carote, cetrioli, mais (qui si può fare l'operazione "svuota-frigo", o usare gli avanzi dell'insalata di riso del giorno prima), salate e pepate;
  • chiudete gli involtini come a fare un pacchetto;
  • fate riposare in frigo qualche ora e servite come antipasto.

Si mangiano con le mani, altrimenti si rischia di far uscire tutto, in particolare se avete usato l'insalata di riso che, essendo condita con l'olio, non rimane compatta.


Se invece usate un riso che "appiccica" potete tentare l'effetto sushi e tagliare gli involtini a fette cilindriche.

Farà piacere le alghe anche ai palati più diffidenti!

giovedì 11 settembre 2008

BASTONCINI TOFINDUS VEGANI

Lo so, l'esperimento è ardito, e dimostra senza ombra di dubbio che il mio equilibrio mentale è ormai irrimediabilmente compromesso. Ebbene sì, ieri ho provato a fare dei bastoncini di mare vegani. Sono venuti pure abbastanza buoni.
Vi siete incuriositi? Li volete fare anche voi? Ecco la ricetta:
  • tagliate un panetto di tofu a fettine (spessore da mezzo a un centimetro, a gusti), cercando di tagliare le fette a multipli di quattro (4, 8, 12, ecc.);
  • tagliate alcuni fogli di alghe per sushi (si trovano anche al Carrefour) in quattro parti;
  • avvolgete ogni fettina di tofu in uno-due quadratini di alghe (con un quadratino si sente forse poco il sapore delle alghe): dovete bagnare il quadratino con il pennello da cucina e poi chiudere come un pacchetto; se vi fermate qui e li fate riposare un po' in frigo, avete un originale antipasto;
  • impanate passando prima nella pastella di farina di ceci e poi nel pangrattato;
  • friggete;
  • mangiate.
Mio marito non credeva ai suoi occhi e alle sue papille gustative.
Non ho ancora provato ma penso che si possa fare lo stesso con dei bastoncini di sedano rapa. Vi faccio sapere.

mercoledì 10 settembre 2008

IMPANATURA VEGANA

Leggo in rete diversi metodi per legare un'impanatura senza uova:
  • se il cibo da impanare lo permette, semplicemente eliminate le uova; ad esempio il riso per arancini o simili "attacca" bene e non ha bisogno di aggiunte;
  • passate i cibi in una pastella di acqua/latte di soia e farina 00, poi nel pangrattato; se necessario ripetete le operazioni più volte;
  • passate i cibi in una pastella di acqua/latte di soia e farina di ceci, poi nel pangrattato come sopra;
  • mescolate farina e farina di ceci e passatevi i cibi da impanare;
  • passate i cibi nella farina di mais.
Io uso la pastella di farina di ceci al posto delle uova, che mi sembra il metodo più simile a quello tradizionale.

E voi come fate?

SULLE FARFALLINE DEL CIBO

Non so voi, ma quando passa la pubblicità dell'Autan per le farfalline del cibo mi sento male, come per tutti i vari insetticidi in commercio. Questo poi, come la carta moschicida, è particolarmente crudele, perché le bestioline muoiono solo dopo una lunga agonia.

Non spendete soldi per torturare insetti, ma riempite la dispensa di profumate foglie d'alloro: le farfalline non lo sopportano e se ne andranno. E' un classico rimedio "della nonna", e si sa che sono i migliori!

Per chi invece ha problemi con le afidi sulle rose del giardino: fate germogliare in un po' d'acqua alcuni spicchi d'aglio, piantateli tutti intorno alle piante e vedrete che si libereranno velocemente.

Se conoscete altri rimedi naturali per allontanare insetti molesti senza recar danno a noi, a loro e all'ambiente, non tenetevelo per voi!
Aspetto i vostri consigli, econonne ed econipoti!

martedì 9 settembre 2008

VIZIAMO GLI OSPITI: CORDON BLEU VEGETARIANI

Possiamo accontentare i palati più schizzinosi, vegetariani od onnivori che siano, con alcune varianti della ricetta del cordon bleu.

La più semplice consiste nel sostituire la carne con il seitan:

CORDON BLEU DI SEITAN
  • Fate il seitan con il metodo del salsicciotto e tagliatelo a fettine di mezzo centimetro circa; in alternativa tagliate a metà l'hamburger vegetale pronto;
  • farcite due fette con formaggio, pomodoro e basilico se vegetariani, se vegani con un sostituto del formaggio, ad es. la crema di tofu aromatizzata a piacere (provate a frullare il tofu con il pesto, o con il concentrato di pomodoro) o la crema di soia (attenti in quest'ultimo caso a non schiacciare troppo se no esce tutto); ma qui vi potete sbizzarrire: verdure grigliate, salse varie, affettati vegetali, ecc;
  • impanate e friggete.

Oppure potete stupire gli ospiti con il

CORDON BLEU DI SEDANO RAPA
(ricetta adattata da "La pentola d'oro", Edizioni Gribaudo)
  • pulite bene il sedano, tagliatelo a fette spesse mezzo centimetro;
  • cuocetelo in acqua salata acidulata (con aceto o succo di limone) tenendolo croccante;
  • asciugate le fette e montatene due a "sandwich" farcendoli come sopra;
  • lasciate un po' a marinare;
  • impanate e friggete.
Il sedano rapa, tra l'altro, magari insaporito con le alghe, ha un vago sapore di pesce, e può sostituire la classica sogliola.

Nell'immagine (tratta dal libro, lo ammetto...) la decorazione è a base di peperoni rossi e gialli stufati con soffritto e vino e frullati con panna.

Sono buonissime entrambe le versioni: non avete che l'imbarazzo della scelta!

lunedì 8 settembre 2008

COMPONENTI ANIMALI IN ADDITIVI E COLORANTI- di Alessia

Inauguriamo la rubrica "Voce ai lettori" pubblicando questa utilissima lista inviata da Alessia:

ADDITIVI E COLORANTI CHE POSSONO CONTENERE COMPONENTI ANIMALI
  • E101 (contiene uova) E101a
  • E120 (cocciniglia)
  • E153
  • E160a E161a-b-c-f
  • E234 E236 E237
  • E252
  • E270
  • E300 E304
  • E322 (contiene uova)
  • E341
  • E422
  • E431 E432 E436
  • E441 E442
  • E470a-b E471 E472a-f E473 E474 E475 E476 E477 E479b
  • E481 E482 E483
  • E491 E495
  • E516 E518
  • E542
  • E570 E572
  • E620 E625 E626 E627 E628 E629
  • E630 E631
  • E640
  • E904
  • E913
  • E920 E921
  • E1100 E1105 (contiene uova)
  • E1518
  • Gelatina
  • Vitamine (che contengono la gelatina come sostanza)
  • Olio di balena
  • Strutto
  • Stearina (spesso di origine animale)
  • Glicerile (spesso di origine animale)
  • L-alanina
  • L-arginina
  • L-lisina
  • L-leucina
  • Diacetina

N.B.:
  • spesso nel bitter rosso c’è il colorante E120;
  • nelle patatine fritte del Mc Donald’s tra gli aromi ci sono prodotti di origine animale (aromi di carne); in America i vegetariani hanno fatto di tutto per smascherarli, e sono riusciti alla fine a farselo mettere anche per iscritto.

Grazie mille Alessia.

Riguardo alla gelatina io vi segnalo un post molto interessante sul blog Papille Vagabonde:
Quando dessert e yogurt 0,1% di grassi è con gelatina di maiale

venerdì 5 settembre 2008

"FIGLI VEGETARIANI", di Luciano Proietti

Vorrei recensire qui un libro che ho trovato utile ed interessante: Figli vegetariani di Luciano Proietti, pediatra torinese, padre di tre figli, con i quali ha scelto di mantenere una dieta vegetariana in famiglia, e di lasciarli liberi di scegliere cosa mangiare al momento dell'ingresso nella scuola.
Le tesi esposte nell'opera si basano su una lunga ricerca svolta dall'autore presso il Centro di auxologia della Clinica pediatrica dell'Università di Torino e su una raccolta di dati relativa a più di duemila bambini vegetariani italiani.

Proietti discute l'opinione diffusa, confermata anche dalla maggioranza dei medici, che dalla nascita fino ai 18 anni, nel periodo più importante per lo sviluppo del corpo e dell'intelligenza dell'essere umano, il consumo di carne, latte vaccino e uova, ossia delle cosiddette proteine animali, sia assolutamente indispensabile. Per questo illustra le principali caratteristiche della struttura anatomo-funzionale dell'uomo e i cambiamenti evolutivi che hanno interessato ambiente, società, cultura, economia, per analizzarne le ripercussioni su dieta e salute dell'essere umano, in particolare del bambino.

Basandosi sulle indicazioni dei Larn (Livelli di Assunzione Raccomandata dei Nutrienti) indica l'alimentazione vegetariana come la più fisiologica e salutare per i primi anni, nei quali la dieta dovrebbe basarsi prevalentemente sul consumo di latte materno (o latte adattato), evitando il latte di altre specie, come quello vaccino.
Proietti imputa la paura di carenza di ferro che ha spinto all'introduzione della carne già nei primi mesi di vita del bambino proprio alla sostituzione del latte materno con il latte vaccino, più povero di ferro; questa abitudine nasce con l'ingresso delle donne in fabbrica e la conseguente necessità delle lavoratrici di interrompere precocemente l'allattamento.

Proietti consiglia di rimandare lo svezzamento, iniziandolo tra i 6 e i 12 mesi di vita del bambino, non prima, e illustra nel dettaglio quale dovrebbe essere la dieta dagli 0 ai 18 anni, con alcuni utili esempi di pasti standard per colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena, per tutte le fasi della crescita.
Questi gli errori frequenti nell'alimentazione dei primi anni di vita: eccesso di cibo di origine animale (carne e formaggio), uso di farine integrali, biscotti e zucchero, sostituzione del latte materno o del latte adattato con latte vaccino o bevande di soia, riso, mandorle, ecc.

L'autore considera anche quali attenzioni nutrizionali debba seguire la donna che segue una alimentazione vegetariana/vegana/macrobiotica durante la gravidanza e l'allattamento, per eliminare ogni rischio di deficit di vitamine B12 e D, grassi omega 3, Calcio, Ferro, Zinco e Taurina.

Insomma è un manuale pratico e completo, consigliato alle coppie vegetariane che intendono crescere i loro figli conciliando salute e scelte etiche.


FIGLI VEGETARIANI
La dieta vegetariana per i bambini e gli adolescenti

di Luciano Proietti con una prefazione di Tiziana Valpiana,
edizioni Sonda - collana «Benessere profondo», n. 13
pagine 144 prezzo 12,00 euro

mercoledì 3 settembre 2008

FARE IL SEITAN

Fare il seitan a partire dalla farina è un lavoraccio, e a mio parere non vale la pena, visto il costo della materia prima, specialmente se biologica. E poi il tempo: ci si mette diverse ore. Per non parlare della fatica...

Se comunque volete cimentarvi nell'impresa, dovete:
  1. impastare farina (la Manitoba è la più ricca di glutine) con l'acqua, lasciare riposare l'impasto (da un'ora a tutta la notte, a seconda delle ricette che ho consultato), mettere l'intero impasto o un pezzo alla volta in uno scolapasta sotto un filo d'acqua del rubinetto e impastare finché non si perde tutto l'amido e resta il glutine, una pasta giallognola ed elastica. Ci vuole molto tempo e avete finito quando l'acqua non diventa più bianca e torna trasparente. Alcuni, per accelerare, immergono e lavorano l'impasto in una ciotola d'acqua fredda e poi d'acqua calda, e vanno avanti ad alternare sempre iniziando e finendo con l'acqua fredda (per amalgamare il glutine).
  2. far bollire il glutine con salsa di soia, alga kombu, zenzero, aromi per 30-45 minuti (vedi oltre per i particolari).
Io l'ho fatto un po' di volte, con risultati molto diversi a seconda della farina: a volte è venuto buono a volte nauseante (evidentemente non avevo tolto tutto l'amido), ma sempre estremamente faticoso.

Per questo io consiglio di partire dal seitan istantaneo, cioè dal glutine in polvere (si trova nei negozi bio). Si reidrata con acqua e si ottiene subito il glutine da cuocere, così si parte direttamente dal punto 2 del procedimento appena descritto, evitando la parte più rognosa. Oltretutto diventa anche conveniente dal punto di vista economico, perché con quel che costa la Manitoba si spende meno a prendere il seitan alla piastra bio.

In ogni caso, una volta pronto il glutine bisogna cuocerlo. Queste sono le fasi:
  • portate ad ebollizione una pentola abbastanza capiente di acqua con l'aggiunta di salsa di soia (la quantità nelle ricette varia da qualche cucchiaio a un bicchiere), 10 cm di alga kombu (si può fare anche senza ma si allungano i tempi di cottura ed è forse anche meno digeribile), zenzero, aromi vari secondo il gusto, io ci metto anche un po' di vino;
  • poi bisogna metterci il glutine (vedi sotto in che modo) e farlo bollire per 30-45 minuti;
  • si lascia raffreddare nella pentola e si conserva in frigo nel suo liquido per diversi giorni (man mano che sta nel liquido diventa più saporito);
  • si può mangiare anche così ma in genere si passa in padella o alla piastra.
Il glutine si può cuocere in due modi principali:
  • potete dividere il glutine in palline, stenderle per fare delle bistecchine e buttarle nell'acqua bollente. In questo caso il glutine assorbe bene il condimento e viene del seitan spugnoso, che a molti non piace, perché abituati a quello compatto normalmente in commercio. In questo caso consiglio di schiacciarlo bene con la paletta quando poi lo si cuoce in padella, e di farlo andare un po' di più, in modo da far uscire il liquido e renderlo meno spugnoso. Con delle "bistecche" abbastanza ampie si possono fare degli arrosti ripieni, legandoli con lo spago da cucina. Nelle foto qualche esempio, gustato poi da onnivori piacevolmente sorpresi.


  • se volete del seitan compatto dovete invece fare un salsicciotto, avvolgerlo in un telo e legare le estremità con dello spago da cucina, per poi mettere il tutto a bollire. Quando si è raffreddato lo potete tagliare in tanti hamburger, o addirittura a fettine sottili per affettati vegani da mettere nei panini. Dopo aver provato a farlo liscio potete sperimentare delle varianti: aggiungete all'impasto farina di ceci per aumentare l'apporto proteico, insaporite con spezie, trito di aromi, concentrato di pomodoro, verdure tagliate a pezzetti, olive, pomodori secchi, pepe in grani, pistacchi, semi di finocchio, ecc. (stendete il glutine, spargete spezie o verdure, arrotolate e chiudete con il telo; la farina di ceci e il pomodoro concentrato vanno invece impastati insieme). Io conservo gli hamburger nel loro liquido, mentre metto gli affettati a marinare con olio e aromi.
Può darsi che i primi tentativi non siano eccezionali, ma una volta presa la mano i risultati stupiranno gli ospiti più diffidenti!

SUL "PARMIGIANO" VEGANO

In rete si trovano numerose varianti di sostituti vegani del formaggio con cui condire la pasta. Riporto qui alcune possibilità, da tritare nel frullatore e tenere in un vasetto chiuso in frigo:
  • 1 tazza di lievito alimentare (quello in scaglie, non quello che si usa per gli impasti, mi raccomando!);
  • 1/2 tazza di mandorle crude spellate;
  • 1/2 cucchiaino di sale;
oppure:
  • 1/4 di lievito alimentare;
  • 1/4 di germe di grano;
  • 1/2 di mandorle;
  • sale;
oppure:
  • 1/4 di lievito;
  • 1/4 di germe di grano;
  • 1/4 di pinoli o mandorle;
  • 1/4 di noci;
  • sale;
oppure:
  • 1/4 di lievito;
  • 1/4 di germe di grano;
  • 1/4 di semi di canapa;
  • 1/4 di semi di girasole;
  • sale;
  • 1 cucchiaino di masala o origano (facoltativi);
ecc, ecc.

In sostanza le ricette in rete in genere prevedono:
  • 1/2 lievito, oppure lievito e germe di grano;
  • 1/2 o 1/4 di mandorle e/o noci o semi vari (girasole, zucca, canapa, ecc);
  • sale.
Non aspettatevi che sappia di grana! Se cercate quello cascate male, ma se non avete di queste pretese è buono, si può usare per insaporire quasi ogni piatto e mescolato con la margarina serve per gratinare. Provatelo!

CREMA DI FORMAGGIO VEGANA (ricetta sperimentale)

Premetto che questa ricetta è stata rimaneggiata più volte, perché i risultati sono stati molto diversi, le volte che l'ho provata:
  • la prima volta l'ho fatta con il latte a lunga conservazione che non diventava yogurt, ed è venuta molto buona, tanto che Puccione se l'è sbafata tutta;
  • la seconda l'ho fatta con il latte da frigo non lavorato, ed è venuta così così, perché non sapeva di molto; comunque come ripieno dei sofficini andava bene;
  • la terza volta l'ho fatta con un latte di soia forse troppo dolce, ed è venuta a mio parere disgustosa, anche se nei sofficini gli ospiti l'hanno gradita.
Al terzo tentativo ho capito le osservazioni di Francesca (vedi commento), che l'aveva trovata terribile.
Dunque è ancora una ricetta sperimentale. Se volete provarla vi consiglio di usare un latte di soia il meno dolciastro possibile, o uno yogurt di soia al naturale (meno latte e meno maizena, dato che è già denso), o metà e metà.
Ecco dunque la ricetta:

Volete fare una crema di "formaggio" vegano? Mentre tentavo di fare il "formaggio" cremoso vegano con del latte di soia che si rifiutava categoricamente di diventare yogurt, ho inventato questa ricetta:
  • mescolate bene a freddo mezzo litro di latte di soia con circa sei cucchiai di lievito alimentare in scaglie (non quello per impasti, mi raccomando!!!) e circa tre cucchiai di Maizena (scusate l'imprecisione ma cucino sempre un po' a occhio...);
  • portate ad ebollizione e fate andare finché non diventa denso;
  • salate bene, pepate, insaporite con aglio liofilizzato ed erba cipollina (di suo non è saporitissima, per cui va condita bene, e poi il latte di soia è dolce, per cui bisogna ben salarla).
Certo non sa di fontina e gorgonzola! E vi deve piacere il sapore del lievito alimentare in fiocchi. Ma a mio parere è molto più buona del "formaggio" fuso vegano a base di acqua, lievito e farina proposto da diversi siti. Appena fatta sa vagamente di puré.

Inizialmente ve l'avevo proposta anche come fonduta, ma in effetti appena fatta non è molto buona, per cui è meglio lasciarla riposare e usarla come farcitura (ad esempio dei sofficini), o metterla in frigo per farne una crema di "formaggio". In questo caso potete condirla in modo analogo al "formaggio" cremoso vegano. Io ci ho messo erba cipollina, basilico e pomodoro secchi sott'olio tagliati a pezzetti, l'ho lasciata riposare un paio di giorni in frigo ed è venuta proprio buona!

P.S.: chiedo scusa a quelli che giungono qui cercando la ricetta della fonduta. Purtroppo non riesco a correggere il titolo della pagina...