Si avvicina il Natale e perfino i più tirchi si dimostrano disponibili ad allargare i cordoni della borsa per aiutare i meno fortunati. Spesso il problema è scegliere, tra le innumerevoli associazioni che battono cassa, quelle oneste ed affidabili. Negli anni passati sono scoppiati diversi scandali sull'effettiva destinazione delle donazioni e la delusione ha frenato la generosità di molti di noi. Io tendo a diffidare dei grandi gruppi e mi fido solo di quei piccoli di cui ho potuto verificare l'onestà, perché conosco bene volontari e amministratori o qualcuno che ha visitato di persona il loro teatro d'azione e ha visto dove finiscono gli aiuti.
Per questi motivi mi sento di segnalare due associazioni di volontari: I Lavoratori credenti di Don Peppino Barbesta e l'Associazione S.Camillo de Lellis di Bouakè.
Io e Puccione conosciamo bene i Lavoratori Credenti e possiamo garantire sull'assoluta onestà e generosità di volontari e organizzatori. Abbiamo partecipato come volontari a diverse loro raccolte di generi alimentari nei supermercati e avremmo un sacco di aneddoti divertenti da raccontare... però porterebbero via troppo spazio, per cui mi limito a segnalare:
gli insulti gratuiti di gente impellicciata che ci accusava di togliere il pane agli italiani per darli ai pretenziosi orfani di Baghdad;
lo sconcerto di alcuni mussulmani nel vedere che dei cristiani raccoglievano cibo per loro (-perché voi che siete cristiani aiutate i mussulmani? -Beh, siamo tutti fratelli... -No, non siamo tutti fratelli. -Perché, voi mussulmani non aiutate gli altri, i cristiani? -No [ridono].), ecc. Non sarà una regola generale, ma questi filippini (?) si sono messi a guardare manco fossimo la donna barbuta e l'uomo leone... hanno chiamato pure gli amici...
la generosità di molti extracomunitari, che invece spesso e volentieri riempivano la borsa; gli altri volontari mi prendevano per matta perché io davo il sacchetto della raccolta anche ai più "disgraziati": una volta l'ho dato anche ad una zingara, che entrava tra l'altro senza carrello, e che mi diceva che non doveva fare la spesa... beh, nell'incredulità generale, quando è uscita mi ha portato un'offerta!
Comunque sempre grandi soddisfazioni, anche solo per la generosità che vedevamo nei volontari che occupavano il week end per aiutare gli altri. Senza contare quelli che guidavano poi i camion fino in Bosnia o Serbia, o seguivano i cargo in Afghanistan, Iraq, Palestina, con rischi anche per la propria incolumità! Gli aiuti vengono sempre consegnati personalmente. Letteralmente "in mano" a chi ha bisogno...
Qualche parola sull'associazione: si chiama così perché nasce negli anni Settanta da un piccolo nucleo di lavoratori e sindacalisti di fabbrica del Lodigiano, di profonda fede cristiana, sostenuti da Don Peppino Barbesta, un sacerdote veramente generoso e coraggioso. Il gruppo nasce inizialmente con la volontà di approfondire e diffondere l'autentica Dottrina Sociale della Chiesa e sensibilizzare il Lodigiano all'attenzione verso i problemi del mondo del lavoro e dei lavoratori. Da subito però si dedicano ad attività di solidarietà. Non provo nemmeno ad elencarvele tutte... Tra le innumerevoli:
raccolte di viveri e soccorsi ai terremotati in Friuli e Irpinia, con “Campi di lavoro” per la ricostruzione di case e edifici pubblici;
visite e aiuti, tramite i Tir della solidarietà, al sindacato clandestino polacco di Solidarnosh;
progetti di sviluppo e soccorso ai più poveri in Romania, Bulgaria (con il Piccolo Cottolengo di Sofia), Albania, Moldova, Croazia, Bosnia, Erzegovina, Serbia, Kosovo, Nuova Guinea, Uganda, Monzambico, Afghanistan, Iraq, ecc. Tantissimi i progetti, come la cooperativa agricola di Nicolai Balcescu in Romania, la ricostruzione di 24 case (bruciate dai serbi) nella città di Mitrovica in Kosovo; il mulino in Bosnia per la comunità di Odzak ai margini della Repubblica serba di Bosnia; la Casa della Gioventù di Bucarest; ecc.
La cosa più bella è che il gruppo non aiuta queste popolazioni solo nel momento di emergenza, ma rimane loro vicino negli anni, quando si esaurisce l'esposizione mediatica e smettono di arrivare il grosso degli aiuti. Molti Tir ancora oggi partono dal magazzino di Secugnago per andare in Romania, in Bosnia e Croazia per i campi profughi; ed in Kosovo per la mensa dei poveri e per le famiglie in difficoltà di Mitrovica.
Gli aiuti vengono portati di persona da Don Peppino e altri coraggiosi volontari anche nel bel mezzo dei conflitti: tanti i viaggi dal ’92 al ’95 per raggiungere le comunità isolate in Croazia, Bosnia ed Erzegovina aggirando il fronte dei combattimenti e rischiando di essere colpiti dai cecchini durante l’assedio di Sarajevo e di Mostar. Sì, sono proprio pazzi! Ma fossimo tutti così...
Poi l’aiuto sistematico alle comunità locali: luoghi di accoglienza per tossici o disabili, case e mense dei poveri di Milano e Pavia, Caritas parrocchiali, ecc.
Il gruppo ha particolarmente a cuore la Palestina: a Betlemme si aiutano i bambini abbandonati di suor Sophie (orfanotrofio “La Creche”), il Baby Hospital e la comunità di sordomuti “Effetà”. Diversi parrocchiani hanno potuto visitare queste strutture e verificare la destinazione degli aiuti nel corso dei numerosi pellegrinaggi organizzati in Palestina anche nei momenti critici, per far sentire alle popolazioni palestinesi che non sono abbandonate. Un amico ci ha raccontato il rocambolesco viaggio per portare viveri agli orfani, ridotti alla fame dalla chiusura delle frontiere, con Don Peppino che riesce a "tirare in mezzo" un soldato israeliano al Check Point, il percorso pericolosissimo nel bel mezzo del teatro degli scontri, lo scambio a metà strada con un camion "gemello" vuoto guidato da una suora... Il povero ragazzo era alla guida del camion, immaginatevi...
Negli ultimi tempi l'associazione ha organizzato moltissime iniziative per promuovere la pace in Palestina: piccoli gesti come il soggiorno a Dresano di 20 ragazzi israeliani e palestinesi, divisi dal muro, o ambiziosi come la costruzione di una Scuola Materna a Jenin, città martire della Palestina dove nell’aprile del 2002 si è accanita la repressione dell’esercito israeliano. L'asilo è oggi frequentato da 85 bambini, per la stragrande maggioranza mussulmani.
Se volete contribuire:
Banca Intesa San Paolo codice IBAN: IT77W0306933380615275152276
BANCOPOSTA codice IBAN: IT93U0760101600000071744841
CONTO CORRENTE POSTALE numero 71744841
Lavoratori Credenti Centro di Solidarietà ONLUS
L'Associazione S.Camillo de Lellis di Bouakè era molto cara a mio zio, scomparso purtroppo recentemente. Ha fatto per molti anni il missionario in Costa d'Avorio ed era amico del fondatore di quest'associazione, Gregoire Ahongbonon. Quest'uomo straordinario è originario del Benin, sposato, con sei figli, ex gommista e tassista. E' un uomo comune che ha vissuto una crisi spirituale, che lo ha portato a riscoprire la sua fede e a trovare Cristo nei sofferenti, negli uomini più abbandonati ed emarginati: i malati di mente africani.
Un giorno vide per strada una persona che vagava nuda alla ricerca di cibo e cominciò ad occuparsi dei malati di mente, a vestirli, nutrirli, curarli, ma soprattutto restituire loro la dignità di uomini.
La concezione tradizionale della malattia mentale in Africa considera infatti la persona affetta da disturbo mentale indemoniata, o colpita da stregoneria, e la cura consiste nel renderla inoffensiva bloccandola in ceppi e catene o abbandonandola nella strada.
Dai malati di strada Gregoire passò ad occuparsi degli introncati, legati, inceppati, nascosti per vergogna negli angoli delle case, dove vengono così tenuti per anni.
Gregoire libera gli ammalati, li assiste in centri, li riabilita trovando possibilmente un lavoro ed, infine, li riaccompagna, guariti, al loro villaggio.
Potete vedere qui il filmato di una liberazione.
In Costa d’Avorio e Benin Gregoire è aiutato solamente dagli ex malati ed ex introncati che diventano operatori dei centri, mentre lo Stato, pur approvando la sua attività, non lo aiuta con alcuna risorsa.
Tra i nuovi progetti dell'associazione vi è la costruzione di un centro per donne e bambini in Costa d'Avorio. Non è difficile immaginare quanto misera sia la condizione delle donne malate di mente nei villaggi africani. E' questa davvero una delle categorie più emarginate e disprezzate sulla faccia della terra.
Se volete contribuire alla liberazione dei malati:
Fondazione St. Camille de Lellis - Lugano - Switzerland
UBS SA - Piazzetta della Posta - CH-6901 Lugano - SWIFT: UBSWCHZH69A
c/c CHF: IBAN CH450024724772659340R
c/c EUR: IBAN CH790024724772659360Y
c/c USD: IBAN CH370024724772659361B
Io e Puccione conosciamo bene i Lavoratori Credenti e possiamo garantire sull'assoluta onestà e generosità di volontari e organizzatori. Abbiamo partecipato come volontari a diverse loro raccolte di generi alimentari nei supermercati e avremmo un sacco di aneddoti divertenti da raccontare... però porterebbero via troppo spazio, per cui mi limito a segnalare:
gli insulti gratuiti di gente impellicciata che ci accusava di togliere il pane agli italiani per darli ai pretenziosi orfani di Baghdad;
lo sconcerto di alcuni mussulmani nel vedere che dei cristiani raccoglievano cibo per loro (-perché voi che siete cristiani aiutate i mussulmani? -Beh, siamo tutti fratelli... -No, non siamo tutti fratelli. -Perché, voi mussulmani non aiutate gli altri, i cristiani? -No [ridono].), ecc. Non sarà una regola generale, ma questi filippini (?) si sono messi a guardare manco fossimo la donna barbuta e l'uomo leone... hanno chiamato pure gli amici...
la generosità di molti extracomunitari, che invece spesso e volentieri riempivano la borsa; gli altri volontari mi prendevano per matta perché io davo il sacchetto della raccolta anche ai più "disgraziati": una volta l'ho dato anche ad una zingara, che entrava tra l'altro senza carrello, e che mi diceva che non doveva fare la spesa... beh, nell'incredulità generale, quando è uscita mi ha portato un'offerta!
Comunque sempre grandi soddisfazioni, anche solo per la generosità che vedevamo nei volontari che occupavano il week end per aiutare gli altri. Senza contare quelli che guidavano poi i camion fino in Bosnia o Serbia, o seguivano i cargo in Afghanistan, Iraq, Palestina, con rischi anche per la propria incolumità! Gli aiuti vengono sempre consegnati personalmente. Letteralmente "in mano" a chi ha bisogno...
Qualche parola sull'associazione: si chiama così perché nasce negli anni Settanta da un piccolo nucleo di lavoratori e sindacalisti di fabbrica del Lodigiano, di profonda fede cristiana, sostenuti da Don Peppino Barbesta, un sacerdote veramente generoso e coraggioso. Il gruppo nasce inizialmente con la volontà di approfondire e diffondere l'autentica Dottrina Sociale della Chiesa e sensibilizzare il Lodigiano all'attenzione verso i problemi del mondo del lavoro e dei lavoratori. Da subito però si dedicano ad attività di solidarietà. Non provo nemmeno ad elencarvele tutte... Tra le innumerevoli:
raccolte di viveri e soccorsi ai terremotati in Friuli e Irpinia, con “Campi di lavoro” per la ricostruzione di case e edifici pubblici;
visite e aiuti, tramite i Tir della solidarietà, al sindacato clandestino polacco di Solidarnosh;
progetti di sviluppo e soccorso ai più poveri in Romania, Bulgaria (con il Piccolo Cottolengo di Sofia), Albania, Moldova, Croazia, Bosnia, Erzegovina, Serbia, Kosovo, Nuova Guinea, Uganda, Monzambico, Afghanistan, Iraq, ecc. Tantissimi i progetti, come la cooperativa agricola di Nicolai Balcescu in Romania, la ricostruzione di 24 case (bruciate dai serbi) nella città di Mitrovica in Kosovo; il mulino in Bosnia per la comunità di Odzak ai margini della Repubblica serba di Bosnia; la Casa della Gioventù di Bucarest; ecc.
La cosa più bella è che il gruppo non aiuta queste popolazioni solo nel momento di emergenza, ma rimane loro vicino negli anni, quando si esaurisce l'esposizione mediatica e smettono di arrivare il grosso degli aiuti. Molti Tir ancora oggi partono dal magazzino di Secugnago per andare in Romania, in Bosnia e Croazia per i campi profughi; ed in Kosovo per la mensa dei poveri e per le famiglie in difficoltà di Mitrovica.
Gli aiuti vengono portati di persona da Don Peppino e altri coraggiosi volontari anche nel bel mezzo dei conflitti: tanti i viaggi dal ’92 al ’95 per raggiungere le comunità isolate in Croazia, Bosnia ed Erzegovina aggirando il fronte dei combattimenti e rischiando di essere colpiti dai cecchini durante l’assedio di Sarajevo e di Mostar. Sì, sono proprio pazzi! Ma fossimo tutti così...
Poi l’aiuto sistematico alle comunità locali: luoghi di accoglienza per tossici o disabili, case e mense dei poveri di Milano e Pavia, Caritas parrocchiali, ecc.
Il gruppo ha particolarmente a cuore la Palestina: a Betlemme si aiutano i bambini abbandonati di suor Sophie (orfanotrofio “La Creche”), il Baby Hospital e la comunità di sordomuti “Effetà”. Diversi parrocchiani hanno potuto visitare queste strutture e verificare la destinazione degli aiuti nel corso dei numerosi pellegrinaggi organizzati in Palestina anche nei momenti critici, per far sentire alle popolazioni palestinesi che non sono abbandonate. Un amico ci ha raccontato il rocambolesco viaggio per portare viveri agli orfani, ridotti alla fame dalla chiusura delle frontiere, con Don Peppino che riesce a "tirare in mezzo" un soldato israeliano al Check Point, il percorso pericolosissimo nel bel mezzo del teatro degli scontri, lo scambio a metà strada con un camion "gemello" vuoto guidato da una suora... Il povero ragazzo era alla guida del camion, immaginatevi...
Negli ultimi tempi l'associazione ha organizzato moltissime iniziative per promuovere la pace in Palestina: piccoli gesti come il soggiorno a Dresano di 20 ragazzi israeliani e palestinesi, divisi dal muro, o ambiziosi come la costruzione di una Scuola Materna a Jenin, città martire della Palestina dove nell’aprile del 2002 si è accanita la repressione dell’esercito israeliano. L'asilo è oggi frequentato da 85 bambini, per la stragrande maggioranza mussulmani.
Se volete contribuire:
Banca Intesa San Paolo codice IBAN: IT77W0306933380615275152276
BANCOPOSTA codice IBAN: IT93U0760101600000071744841
CONTO CORRENTE POSTALE numero 71744841
Lavoratori Credenti Centro di Solidarietà ONLUS
L'Associazione S.Camillo de Lellis di Bouakè era molto cara a mio zio, scomparso purtroppo recentemente. Ha fatto per molti anni il missionario in Costa d'Avorio ed era amico del fondatore di quest'associazione, Gregoire Ahongbonon. Quest'uomo straordinario è originario del Benin, sposato, con sei figli, ex gommista e tassista. E' un uomo comune che ha vissuto una crisi spirituale, che lo ha portato a riscoprire la sua fede e a trovare Cristo nei sofferenti, negli uomini più abbandonati ed emarginati: i malati di mente africani.
Un giorno vide per strada una persona che vagava nuda alla ricerca di cibo e cominciò ad occuparsi dei malati di mente, a vestirli, nutrirli, curarli, ma soprattutto restituire loro la dignità di uomini.
La concezione tradizionale della malattia mentale in Africa considera infatti la persona affetta da disturbo mentale indemoniata, o colpita da stregoneria, e la cura consiste nel renderla inoffensiva bloccandola in ceppi e catene o abbandonandola nella strada.
Dai malati di strada Gregoire passò ad occuparsi degli introncati, legati, inceppati, nascosti per vergogna negli angoli delle case, dove vengono così tenuti per anni.
Gregoire libera gli ammalati, li assiste in centri, li riabilita trovando possibilmente un lavoro ed, infine, li riaccompagna, guariti, al loro villaggio.
Potete vedere qui il filmato di una liberazione.
In Costa d’Avorio e Benin Gregoire è aiutato solamente dagli ex malati ed ex introncati che diventano operatori dei centri, mentre lo Stato, pur approvando la sua attività, non lo aiuta con alcuna risorsa.
Tra i nuovi progetti dell'associazione vi è la costruzione di un centro per donne e bambini in Costa d'Avorio. Non è difficile immaginare quanto misera sia la condizione delle donne malate di mente nei villaggi africani. E' questa davvero una delle categorie più emarginate e disprezzate sulla faccia della terra.
Se volete contribuire alla liberazione dei malati:
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